Rumi: dialogo con l’universo

Benvenuti!

In questo sito potrete condividere con noi il pensiero e le poesie del grande mistico persiano, Jalal ad-Din Rumi. I suoi insegnamenti spirituali evocano l’amore più elevato e risvegliano la conoscenza delle verità divine già presenti in noi.
Con lui inizia un’avventura nelle dimensioni oltre lo spazio e il tempo: l’universo in cui viviamo si amplia, come si ampliano le nostre possibilità di conoscerlo e d’entrare in sintonia con esso. Attraverso le sue parole e immagini poetiche scopriremo come rendere migliore la nostra vita.

Esplora

Chi è Rumi?
Quali sono i suoi insegnamenti spirituali?
Cos'è il sufismo?
Perché studiare oggi Rumi e il misticismo dei dervisci rotanti?

fff

Chi è Rumi?

Nel XIII secolo, uno dei periodi più bui e drammatici della storia, nasce in Oriente il poeta mistico sufi Jalal ad-Din Rumi. A otto secoli di distanza, la sua opera conserva ancor oggi la sua  modernità e capacità evocativa. Essa trascende ogni cultura e ogni tempo per la profondità della sua intuizione, e dona a chi la legge  la  certezza d’esser nato per sperimentare la felicità e la pienezza del cuore, non solo dopo la morte ma anche qui, durante la vita terrena.
Figlio di mistici sufi di nobile famiglia, Rumi nacque nel 1207 a Balkh, antica città allora compresa entro i confini dell’impero persiano e oggi situata in Afghanistan: un importante snodo della Via della seta, crogiolo di popoli e culture diverse, ponte fra Oriente e Occidente e già antico centro di diffusione della religione zoroastriana, del buddhismo, del sufismo e dell’islamismo.
A tredici anni, per via dell’imminente invasione mongola di Gengis Khan, fu costretto a lasciare la città natale e a trasferirsi con la famiglia a Konya, dove il padre aveva accettato l’invito del sultano locale a ricoprire la cattedra di teologia.
Dopo diversi anni, passati viaggiando a dorso di cammello, giunse in quest’importante località dell’Anatolia, allora in Persia e oggi in Turchia. Lì conobbe il maestro Shams-i Tabriz, l’uomo che sconvolse la sua vita. Questo eccentrico sufi girovago, nominato “Principe degli amanti”, gli rivelò il segreto del viaggio dell’anima, grazie a cui Rumi visitò i mondi celesti, testimoniati dalle sue poesie.
Dopo la morte del suo maestro, avvenuta nel 1244, Rumi scrisse in sua memoria un canzoniere di trentamila versi d’appassionata poesia lirica, il Diwan-i  Shams-i Tabrizi, nonché il capolavoro Mathnawi, in oltre cinquantamila versi, definito da molti critici ‘un Corano in lingua persiana’. In più compose un’opera in prosa nella quale sono rac-colti i suoi discorsi: intitolata Fihi ma fihi, può  essere considerata un manuale di sufismo.
Il rapporto con Dio è il tema principale dell’intera opera di Rumi.  Egli tratta gli argomenti più ardui della metafisica e dell’esoterismo, con la profondità e la sicurezza di chi sa poiché ‘vede’. Molti furono in Europa i poeti che nelle varie epoche s’ispira-rono alle sue opere, ad esempio Chaucer, Goethe ed Emerson.
Nel 1249, Rumi divenne fondatore e guida spirituale dei dervisci rotanti, importante ordine religioso sufi. Morì a Konya nel 1273, circondato dall’affetto dei suoi cari e dei numerosi discepoli. Al suo funerale parteciparono  membri di tutte le religioni e ognuno officiò per lui un proprio rito.
Torna su..

Quali sono gli insegnamenti spirituali di Rumi?

Rumi scrive per aiutare gli uomini a trovare, quale che sia la religione da loro seguita, la via dell’unità e dell’amore, essenza di tutte le cose. Noi siamo anime, create da Dio per amore. La verità risiede nel cuore d’ogni uomo perché Dio lo abita. Egli è presente in ogni creatura, così come nell’intero universo. L’universo è in realtà Dio stesso, e risponde ai nostri interrogativi. Se impariamo il suo linguaggio, possiamo stabilire un dialogo, per affrontare al meglio le sfide della vita, e per imparare a riconoscere le leggi da cui è regolato, le stesse della musica e della matematica. Scopo dell’anima, spiega Rumi, è scoprire in questa vita l’amore divino, che si manifesta nel mondo fisico attraverso la Luce e il Suono. La Luce e il Suono costituiscono il lin-guaggio dell’universo. Attraverso essi entriamo in contatto con la vibrazione d’amore che sostiene la vita ovunque. Rumi utilizza infatti la musica, la danza e il canto delle parole sacre, in particolare del suono HU (antico nome divino), come pratiche spirituali per  ascoltare la voce di Dio nel cuore. E vede nella luce di sole, luna e stelle il riflesso della Luce suprema. Crede inoltre nelle leggi spirituali di causa ed effetto, di evoluzione e di rinascita.
Torna su..

Cos'è il sufismo?

Il sufismo si fonda sull’aspirazione all’amore e alla bellezza racchiusa nel cuore d’ogni uomo: è la nostalgia del Bene supremo e insieme la strada per raggiungerlo, in questa vita terrena e non solo dopo la morte.

Il sufismo sfugge a ogni definizione ed esprime il naturale anelito dell’uomo verso il divino. Nasce in ambiente islamico, accogliendo in sé una vasta gamma d’idee e concetti connessi col perfezionamento interiore e propri anche d’altre correnti spirituali, quali il misticismo cristiano, il buddhismo (specie lo zen) e il Vedanta. Facendo proprie le tre prescrizioni basilari dell’Islam, ossia la sottomissione a Dio (Islam), la fede (iman) e il praticare il bene (ihsan), i sufi insegnano ad adorare Dio come se Lo si vedesse e spiegano come stabilire un contatto diretto e individuale con Lui: con lo scopo di conseguire, attraverso la trasformazione di se stessi, l’armonia con tutto il creato e di divenire così consapevoli della Sua presenza nel proprio cuore. Ciò è possibile coltivando la sincerità, l’amore, la virtù e l’anelito alla perfezione, mediante l’imitazione del modello del profeta Muhammad.

I sufi utilizzano varie tecniche d’elevazione spirituale, in particolare la preghiera, il dhikr e il sohbet.

La preghiera rende luminosi i nostri corpi sottili, che diventano così visibili nel mondo celeste. Il dhikr, ripetizione cantata dei nomi di Dio, nutrendo il cuore e placando la mente e le emozioni, consente al praticante di riconoscere l’amore di Dio per l’anima. Il sohbet, termine persiano che significa ‘essere insieme’ ‘condividere’, indica non solo, a livello esteriore, il fatto che i seguaci siedano accanto al maestro (sheikh), ma anche e soprattutto gli eventi interiori che possono verificarsi solo se il discepolo è in ascolto e dà al Maestro il permesso di lavorare interiormente con lui. Ciò significa coltivare consapevolmente la presenza del Maestro mantenendosi in ogni momento della giornata in uno stato ricettivo d’attenzione e d’ascolto. Il maestro infatti non interviene nella vita del discepolo senza un suo invito e una sua precisa richiesta, giacché in caso contrario verrebbe violata la libertà dell’anima. I sufi sottolineano quindi come sia necessaria un’esplicita richiesta da parte dell’aspirante ricercatore spirituale. Ecco perché si dice che “solo quando l’allievo è pronto il maestro appare”.

I dervisci ripetono ogni giorno i novantanove nomi di Dio e in particolare HU, il suo nome più antico e sacro, noto anche ai mistici di altre tradizioni religiose. Attraverso tale pratica, unita alla danza sacra detta sama/sema, in cui girano vorticosamente su se stessi, viaggiano nei mondi interiori e conoscono i segreti della vita oltre il tempo e lo spazio. In ogni istante sono consapevoli della presenza del Maestro, considerato una porta verso la Luce divina. Con lui vivono una vita piena e gioiosa. Pur consapevoli dell’ineluttabilità del dolore, dovuto al processo di purificazione della natura umana e alla sua continua trasformazione, sottolineano sempre il valore della gioia: con la gioia infatti il cuore si apre e in un cuore ricettivo entra l’amore di Dio. Grazie ad esso si comprende che anche gli altri sono anima e ciò alimenta un sentimento di fratellanza universale. Chi vive nella gioia non nutre pensieri distruttivi, ma desidera solo lodare Dio e ringraziarlo per i suoi doni.

I sufi inoltre non praticano l’ascetismo, perché credono che le esperienze lavorative e affettive della vita di tutti i giorni siano per l’anima un’ottima palestra per imparare ad amare. Pur vivendo nel mondo, essi non sono del mondo, perché coltivano incessantemente la Presenza divina, offrendo se stessi e la propria vita come strumento di servizio e canale dell’amore di Dio.

La meditazione, unita al canto delle parole sacre e dei nomi di Dio, rende la vita più piena e felice. Offre infatti a chi pratichi con disciplina e assiduità la possibilità di sperimentare nella propria vita i miracoli dell’amorevole cura divina. Per essere felici, affermano i sufi, occorre poi dedicarsi a un’alta causa ed essere in qualche modo utili all’umanità. Soltanto il servizio a Dio e alle sue creature rende la vita degna d’essere vissuta, donando pace e consapevolezza del proprio posto nello schema generale dell’universo. A ogni anima sono infatti assegnati un compito e uno scopo precisi: individuarli e impegnarsi ad attuarli fa della nostra vita un’avventura appagante e gioiosa.

In questo sito proponiamo pratiche meditative ed esercizi d’immaginazione creativa volti a scoprire quale sia il dono che possiamo offrire all’universo e come trasformarlo in realtà.
Torna su..

Perché studiare oggi Rumi e il misticismo dei dervisci rotanti?

Avendo scoperto in se stesso la fonte della gioia, della creatività e dell’amore, Rumi è un esempio per imparare a seguire il desiderio del nostro cuore.

Nei suoi versi, afferma che il desiderio è sentimento e che il sentimento è desiderio: entrambi rappresentano il sogno dell’anima e sono indizi per comprendere lo scopo per cui si è incarnata. Occorre aprire il cuore a tale sentire, perché in esso risiede la via del ritorno a Casa.

Chiediamoci perché desideriamo qualcosa. Significa che non siamo contenti di come stiamo vivendo e che aspiriamo a qualcosa di meglio. Ebbene, spiega Rumi, quel qualcosa di meglio esiste ed è già presente dentro di noi: dobbiamo solo cercarlo e realizzarlo.

Tornare bambini e abbandonarci fiduciosi a ciò che sentiamo vero dentro di noi; acquietare la mente e mettere da parte i suoi ‘saggi’ consigli per seguire le richieste ‘folli’ del nostro cuore; infrangere tutte le convenzioni per avventurarci con l’immaginazione in altri mondi, ascoltando i segni che l’Universo ci invia attraverso coincidenze e sincronicità; amare e rispettare la vita in tutte le sue forme ed essere grati per quanto riceviamo; aprirci all’abbondanza, pronti a donarci in ogni istante, assumendoci la responsabilità delle nostre scelte; accettare il dolore come momento di trasformazione e purificazione, ma cercare sempre la gioia della piena realizzazione: questa felicità è a portata di mano per ognuno di noi, sin d’ora, canta Rumi nelle sue poesie. Con la gioia traboccante nel cuore, ci invita tutti a scoprirla dentro di noi.

Accogliere le parole di Rumi è un’esperienza che cambia la vita. I suoi versi aprono il cuore all’amore, aiutandoci a scoprire che siamo esseri di luce, amati dalla “Luce che dà luce a tutte le luci”.
Torna su..